Bergè: Il manager dietro al genio

Lu.C Inside

C’è qualcosa di tristemente ironico nel fatto che Pierre Bergé sia morto a 86 anni pochissimi giorni prima dell’apertura del museo che celebrerà una volta per tutte il genio di YSL a Parigi. La leggenda dice che agli albori dell’ascesa del giovane Yves, quando dopo uno sfolgorante debutto da Dior (che aveva sostituito a soli 21 anni dopo la morte repentina dello stesso creatore), Yves fu costretto ad arruolarsi ed ebbe un esaurimento pesantissimo, Pierre lo andò a trovare in clinica e disse: «Tu ci metti il talento, al resto ci penso io». Una dichiarazione d’amore, e di devozione. Ma anche lo svelamento di un intento di unione, non solo dei sensi, ma anche delle finanze, che li avrebbe legati da lì a venire.  Era il 1961 quando nacque l'omonima casa di moda.

Senza Saint Laurent, forse non ci sarebbe stata la donna moderna, il prêt-à-porter, e molte altre sfaccettature del fashion system, che ora ci sembrano scontate, ma che iniziarono tutte da lì, da lui. Troppo facile dire che senza Bergé non ci sarebbe stato Saint Laurent. Come sarebbero andate le cose senza Bergé non ci è dato saperlo. Di sicuro sappiamo che lui più di altri fu l’uomo nell’ombra, capace di muovere i fili passando inosservato. Tutto per non offuscare la luce, il mito assoluto di Yves. Bellissimo, timidissimo, nevrotico, e geniale.  In uno dei tanti documenti video su questa maison straordinaria, una sarta che vi aveva lavorato per decenni dice: “Nei corridoi Pierre Bergé non ha mai camminato davanti a Yves Saint Laurent, era sempre un passo dietro di lui”. Eppure non era certo una personalità banale: imprenditore dell'alta moda, mecenate dell'arte, appassionato di letteratura, attivista per i diritti degli omosessuali e nella lotta all'Aids. Ci lascia uno degli ultimi testimoni di un âge d’or che non tornerà mai. Per una volta, abbiamo tutto il diritto di essere nostalgici. www.museeyslparis.com