Il Mosaico
Lu.C Artigiani D'arte
La decorazione a mosaico, espressione artistica e artigianale per eccellenza, richiede per la messa in opera una capacità manuale e tecnica di altissima qualità e competenza. Il primo esempio di mosaico arrivato fino a noi dalla più remota antichità è lo "Stendardo di Ur" realizzato nell'ambito della civiltà sumera e che si può collocare con ragionevole certezza alla fine del terzo millennio prima della nostra era.
"Lo stendardo è composto con decorazioni geometriche realizzate inserendo nella malta fresca coni di argilla dalla base smaltata di bianco, nero e rosso, che servivano anche a proteggere la muratura di mattoni crudi".
La tradizione della tecnica del mosaico, di chiara origine orientale, passa, attraverso il mondo egizio, alla Grecia dove la sua ambivalente funzione decorativa e pratica trova una applicazione molto diffusa. Infatti la pavimentazione che in epoca arcaica era semplicemente di terra battuta viene “impermeabilizzata” con riquadri di pietra colorata che decorano e proteggono dall'umidità. Sarà poi nel mondo romano che il mosaico – nella sua duplice funzione – raggiungerà la massima diffusione, sia basato su semplici elementi geometrici in bianco e nero per i pavimenti delle abitazioni, delle terme e delle botteghe dove funge anche da “insegna”, sia creando vere e proprie opere d'arte: cicli pittorici pavimentali e parietali.
Ne è l'esempio più fulgido il capolavoro del IV secolo che si trova nella villa romana di Piazza Armerina in Sicilia dove una sorta di tappeto multicolori in perfetto stato di conservazione ci restituisce in modo vivido e originale scene della vita lussuosa condotta nelle ville appartenenti all'alta società patrizia dell'epoca.
I materiali utilizzati, dal marmo alle paste vitree, consentono una vasta scelta di colori e di sfumature e le tessere piccolissime permettono agli artisti/artigiani di creare immagini pittoriche dalla definizione perfetta.
Tra i capolavori musaici arrivati intatti fino a noi attraverso i secoli celebri sono quelli che si trovano nelle basiliche bizantine, da Costantinopoli, a Ravenna, a Venezia.
"I mosaici che ornano le pareti delle basiliche delle due città imperiali, Ravenna e Costantinopoli, costituiti di tessere vetrose (smalti) e oro zecchino sono di una bellezza impareggiabile; l'impronta bizantina si distingue molto facilmente, le figure sono ferme, immobili, non hanno il senso del movimento, e non hanno un vero e proprio appoggio per i piedi, tanto che i personaggi sembrano galleggiare sullo sfondo dorato, simbolo della luce di Dio. In seguito, la figura di Teodora sarà presa come modello per la Madonna, che da ora fino al romanico e parte del gotico sarà vestita come un'imperatrice bizantina (basilissa)"
L'uso del mosaico attraversa tutto il Medio Evo, ne troviamo espressioni ai massimi livelli in Sicilia nelle cappelle normanne del XII secolo fino al Rinascimento e al Barocco. Attraverso i secoli anche i materiali usati subiscono una importante evoluzione: le paste vitree e gli smalti raggiungono una scala cromatica di oltre 15.000 colori e sfumature.
Anche la tecnica di posa viene rivoluzionata passando al metodo per ribaltamento: anziché posare le tessere una a una su un fondo appositamente predisposto, il mosaico viene posato e incollato su carta a rovescio per poi collocarlo "in situ". In questo modo la rapidità della posa in opera aumenta molto creando però un effetto liscio e piatto che è privo della luminosità dei mosaici antichi.
Come avviene spesso la moda del mosaico, andata in declino nell'Ottocento, ritorna agli antichi splendori in epoca moderna, riportata alla luce nell'opera del grande architetto catalano Antoni Gaudì (1859-1926) e da altri illustri artisti quale Gustav Klimt di cui è ben noto "L'albero della vita" realizzato tra il 1905 e il 1909 per il palazzo commissionato da Adolphe Stoclet a Bruxelles. Si tratta di un fregio decorativo ideato dall'artista per la sala da pranzo secondo la tecnica musiva che egli stesso aveva appreso a Ravenna collaborando personalmente all'opera di posa insieme con gli artigiani. E' un eccezionale mosaico posato su fondo di marmo bianco con elemenbti di rame, argento, mosaico d'oro, pietra dura, corallo e maioliche colorate.
Lungo tutto il Novecento importanti artisti italiani, quali Funi, Campigli, Guttuso e altri ci hanno lasciato belle opere musive; tra queste il monumento funebre di Nurejev, realizzato su progetto dello scenografo Ezio Frigerio.
È Ezio Frigerio stesso a raccontare quell’esperienza: “Dopo aver seguito da presso il destino glorioso di Rudolf Nureyev mi era stato affidato l’incarico di idearne la tomba: un incarico che insieme mi esaltava e mi straziava. Mi era infatti estremamente difficile immaginarlo fermo per sempre. Qualsiasi simbolo di fine, di chiusura, mi sembrava da evitare, addirittura mi ripugnava. Ho dunque deciso che se il nomade leggendario se ne era andato, e per sempre, a segnalare nel tempo la sua estrema dipartita dovesse essere non una lapide, ma qualcosa ancora legato alla sua vicenda terrena. Ho avuto così l’idea del grande tappeto multicolore che copre lo scandalo della bara con tutte le suggestioni dell'arte orientale, tanto vicino allo spirito, alla natura profonda del grande amico scomparso”.
Il progetto di Frigerio sin dall’inizio non apparve di facile esecuzione: ricreare la morbidezza dei panneggi e la voluttà soffice del tessuto di un tappeto costituiva certo un problema di non semplice risoluzione. Sotto la direzione di Stefano Pace, gli scultori dei laboratori scenotecnici della Bastille costruirono le frange di bronzo dorato ed il supporto portante che venne spedito in Italia, a Ravenna, dove Francesca Fabbri e gli altri collaboratori di Akomena iniziarono la decorazione. Pace sovrintendeva i lavori attraverso visite frequenti e fu testimone dell’evoluzione di quella che, sin dall’inizio, apparve a tutti come una scommessa, una splendida sfida da vincere: una materia musiva che mantenesse la sua preziosa dimensione di gemma e, nello stesso tempo, accarezzasse con la levità la sagoma del sarcofago, tessere vitree che si trasformassero in velluto, lasciando che la luce muovesse in maniera fluida le cadute del tappeto. …
A oggi la Scuola e il Museo del mosaico di Ravenna, che merita davvero una visita continuano a portare avanti quella sintesi tra arte e artigianato, tra uso pratico e decorativo che fa del mosaico una delle tante eccellenze del "made in Italy"
Un esempio del mosaico Bisazza, grande azienda artigiana che ancora oggi porta avanti una tradizione italiana millenaria.