Linguaggio dei fiori #3: Garofano
Lu.C Flowers Tips #3
Il linguaggio dei fiori – che doniamo o che riceviamo – serve per "dire ciò che non può essere detto". Esprime emozioni e sentimenti: la passione, fiori rossi, la gelosia, fiori gialli, l'attesa, fiori bianchi…e così via. Alcune varietà di fiori, oltre alla dimensione privata, possono trasmettere anche un messaggio per così dire pubblico e politico.
Il crisantemo ad esempio, immagine del sole con la sua forza e la sua energia, raffigurato sullo stendardo imperiale giapponese, rappresenta la potenza del Trono del Sol Levante.
Un messaggio del tutto particolare, pubblico e politico appunto, è quello relativo al garofano, fiore che da millenni cresce spontaneo sulle rive del Mediterraneo. E' nell'antica celebrazione di Calendimaggio al culmine della primavera che affonda le sue radici l'origine della festa del lavoro, simboleggiata dal garofano rosso che ricorda l'esplosione della fioritura e l'inizio dei grandi lavori agricoli.
Il garofano è un grande antico simbolo del mondo del lavoro italiano e internazionale. Il significato del suo messaggio sottolinea la fede nel progresso, nella libertà e nella speranza nell'avvenire. Il garofano rosso, secondo la tradizione popolare "allietava sovente la finestra della giovane operaia" (Buffoni Zappa 1895) ed era associato già all'inizio del Novecento alla festa dei lavoratori del 1° maggio.
Il Garofano Giapponese
Ancora più strettamente politico il significato simbolico del garofano è espresso nella rivoluzione dei garofani portoghese. Nel 1974 una rivoluzione incruenta portò al rovesciamento del regime fondato da Salazar e passato in mano al suo successore Marcelo Caetano. Il nome Revolução dos Cravos deriva dal gesto di una fioraia, Celeste Caeiro, che in una piazza di Lisbona offrì garofani ai soldati. I fiori furono infilati nelle canne dei fucili, divenendo simbolo della rivoluzione e insieme segnale alle truppe governative perché non opponessero resistenza. “Che accade?” chiese Celeste a un soldato sul blindato. “Andiamo al Carmo, a prendere Marcelo Caetano”, poi il soldato le chiese una sigaretta. Ma lei, Celeste, non fumava.
Si guardò intorno, nel silenzio di quella mattina di primavera piena di speranza: tutto chiuso, niente sigarette per il soldato della rivoluzione. “Ho solo fiori, garofani” disse al soldato e gliene porse uno. Il soldato prese il fiore guardando Celeste sorridente, che, piccola com’era, non arrivava al blindato. Colse il fiore dalle sue mani e lo mise nella canna del fucile. E allora Celeste, prima di tornare a casa per raccontare felice alla madre quel ch’aveva fatto, iniziò a donare i suoi garofani rossi e bianchi a tutti i soldati.