La Fattoria di Maria Antonietta
Lu.C Stories
Da oltre due secoli l'immagine frivola e tragica, dissipatrice e grandiosa di Maria Antonietta, così come il ricordo dei luoghi dove ha vissuto, degli oggetti che l'hanno circondata, continua ad affascinarci. Tenuta alla stretta osservanza della rigida etichetta della Corte di Vienna dove è nata (1755 figlia dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria), e ancor più poi ingabbiata alle regole della Corte di Versailles dove arriverà, quattordicenne, come moglie del Delfino e, nel 1774, regina di Francia, cercherà un modo – molto costoso peraltro – di ritagliarsi un angolo, diremmo oggi, di privacy. La sua giornata a Versailles si svolgeva interamente in pubblico, scandita da regole precise dal risveglio fino al riposo notturno. Perfino i parti avvenivano davanti alla Corte per attestarne la legittimità delle prole.
L'orologio da tasca breguet di Maria Antonietta
Così all'interno degli enormi spazi della tenuta di Versailles chiede al devoto e generoso marito Luigi XVI il consenso per far costruire un “hameau” che, meglio ancora che “villaggio”, significa “gruppo isolato di casolari”. In pratica una fattoria in miniatura per creare l'illusione di una tranquilla pace campestre al riparo per qualche momento da quella che oggi chiameremmo esposizione mediatica estrema.
Questo piccolo villaggio sapientemente restaurato e riportato allo splendore originario dopo tre anni di lavoro, è da poco aperto al pubblico e ci consente di visitare il borgo ideale creato nel 1783 ai confini del petit Trianon, a circa due chilometri dal Castello di Versailles.
Qui Maria Antonietta fa costruire un borgo rurale composto da dodici capanne col tetto di paglia all'uso normanno e da una casa della regina, oltre ad aie, mulino e fienili che circondano un lago artificiale per la pesca delle carpe intorno al quale si estendono campi coltivati, il vigneto, l'orto, il frutteto, la latteria e il colombario. Alla fattoria la regina fa arrivare contadini e animali ben selezionati (animali e contadini intendo) con lo scopo di mostrare ai propri figli quegli aspetti della natura e della vita rurale a loro del tutto sconosciuti. Si risente in questa ricerca del ritorno alla natura l'eco del culto di Rousseau per la vita campestre.
Lo “Hameau de la Reine” è quindi un villaggio ideale costruito come la scenografia di un teatro, apparentemente rustico e semplice ma creato sapientemente per una rappresentazione di vita contadina e pastorale del tutto artificiale: infatti sia l'interno delle capanne sia quello della Maison de la Reine è fastoso e raffinato, degno del prestigio reale mai messo in discussione.
Di questa “rappresentazione teatrale” Maria Antonietta è la protagonista, vestita da bella pastorella, assiste con le sue dame alla mungitura di mucche e capre precedentemente lavate a fondo dai domestici – l'odore del bestiame poteva disturbare – e lei stessa utilizza secchi di porcellana di Sèvres appositamente decorati dalle manifatture reali con il suo stemma per raccogliere il latte.
La fattoria è perfettamente funzionante e produce frutta, verdura e latticini per la tavola reale. In questa atmosfera bucolica la rigida etichetta di corte è accantonata, la vita scorre felice tra gli invitati, solo gli intimi amici fanno parte “dell'inner circle” della sovrana. Il privilegio di accedere al villaggio manifesta l'espressione del massimo favore regale. Maria Antonietta con i suoi ospiti pesca nello stagno, gioca a tric trac, balla la gavotta sui prati e si compiace di vedere come vivono i contadini (ricordiamo sapientemente selezionati) arrivando persino a interessarsi della loro sorte. Anche i principini conducono una vita semplice e, unendosi ai bambini del villaggio, raccolgono le uova nel pollaio dimenticando per qualche momento il loro alto rango.
È qui nel suo amato villaggio che nell'ottobre del 1789 la regina riceverà la notizia dell'inizio della Rivoluzione: lo lascerà per non rivederlo mai più. La Rivoluzione non perdonerà alla monarchia e in particolare a Maria Antonietta le folli spese e la dissipazione del tesoro dello Stato, i privilegi e l'enorme disparità tra il popolo e l'alta nobiltà stretta nelle sue ferree regole di precedenze ed etichetta.
Tuttavia quando Maria Antonietta salirà al patibolo da arciduchessa d'Austria e non più da regina di Francia, affronterà la ghigliottina con aristocratica fierezza e dignità non dimenticando, anche nel momento supremo , le norme del bon ton. Si dice che, avendo involontariamente pestato un piede al boia si sia rivolta a lui con sovrana gentilezza dicendo " mi scusi, signore, non l'ho fatto apposta" !