Gli Inni Nazionali: L'Italia
Lu.C Story
Spesso con un po’ di emozione ascoltiamo suonare e cantare l'Inno di Mameli in occasione di vittorie sportive dei nostri atleti sul podio mentre lentamente si alza il tricolore. Lo ascoltiamo durante cerimonie pubbliche e parate militari e qualche volta ahimè storpiato in manifestazioni all’estero.
Difficilmente però sappiamo da dove arrivino quei versi composti con parole desuete, retoriche e ormai poco comprensibili ai nostri giorni. In effetti le parole e la musica ci riportano in pieno Risorgimento, in un'epoca in cui il patriottismo rappresentava l'aspirazione alla libertà dall'oppressione oscurantista di potenze straniere ancora fortemente legate ai valori conservatori dell'"ancien régime". La composizione dei versi, enfatici e pieni di riferimenti a una idealizzata antichità classica, è dovuta a un giovanissimo poeta genovese, Goffredo Mameli (1827-1849) che combatté durante l'assedio a Villa del Vascello e morì sferrando l'ultimo contrattacco a Villa Corsini sul colle del Gianicolo durante l'estrema battaglia per la difesa della Repubblica Romana (luglio 1849). Siamo negli anni di Mazzini, Garibaldi, Nino Bixio, personaggi che cercarono di scrollarsi di dosso il peso del dominio straniero in cui era immersa l’Italia, non escludendo quello del potere temporale del Papa Re.
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L'Inno fu scritto - e poi musicato da Michele Novaro, compositore genovese - nel 1847, poco prima che Mameli appena ventenne partisse con 300 volontari per Milano in aiuto di Nino Bixio, generale garibaldino, durante le Cinque Giornate. Dopo questa eroica impresa entra a far parte come capitano nell'esercito di Garibaldi e raggiunge Roma. Qui, dopo la sommossa organizzata da Mazzini, era stata proclamata la Repubblica Romana, il papa Pio IX fuggì a Gaeta e Roma fu assediata dalle forze repubblicane francesi. La riconquista di Roma fu sanguinosa, assalita, quartiere per quartiere dalle forze francesi arrivate in soccorso del Papa.
Sembra difficile capire, a poco più di un secolo di distanza, se non spiegandolo con il sempre presente pragmatismo della politica, come la Repubblica francese, portatrice dei valori fondanti di uguaglianza e libertà della Rivoluzione del 1789, si sia schierata contro i sostenitori di quegli stessi valori e ideali che ora spingevano al combattimento l'esercito garibaldino. E fu proprio durante la difesa dell'ultimo baluardo sul Gianicolo e al contrattacco a Villa Corsini che, come si è detto, Goffredo Mameli fu ferito gravemente e dopo giorni di sofferenza morì a ventidue anni. Il cenotafio si trova nel cimitero del Verano, le sue spoglie riposano al Gianicolo nell'ossario del Mausoleo garibaldino. Il suo personaggio raffigura nella memoria l'ideale romantico legato agli eventi del Risorgimento, al coraggio, all'eroismo e al sacrificio. "Stringiamoci a coorte/ siam pronti alla morte/ l'Italia chiamò". Alcune strofe dell' Inno nazionale possono suonare oggi alle nostre orecchie ridondanti e retoriche, ma dobbiamo ricordare che ci rimandano al ricordo di personaggi celebri che furono presenti e lottarono durante le vicende della Repubblica romana, da Garibaldi, a Mazzini a Giuseppe Verdi che diresse personalmente al teatro Argentina il 30 gennaio 1849 la prima esecuzione della sua opera "La battaglia di Legnano" dai forti richiami patriottici a Cristina di Belgiojoso Trivulzio - alla principessa milanese, ardente patriota, fu assegnata l'organizzazione degli ospedali, compito che assolse con dedizione e competenza, tanto da poter essere considerata come antesignana di Florence Nightingale - al sacrificio del battaglione universitario romano in nome della conquista di valori quali l'abolizione della pena di morte, la laicità dello Stato, il suffragio universale, l'abolizione della censura, la libertà di opinione.
Goffredo Mameli
La strada per arrivare alla realizzazione di questo programma richiese ben più di un secolo e fu solo il 12 ottobre del 1946 che l'Inno di Mameli divenne l'Inno nazionale italiano, quando il traguardo indicato dalla Costituzione della Repubblica Romana fu infine raggiunto.
Il brivido di commozione che ancora oggi molti di noi avvertono al suono dell'Inno, sicuramente in modo inconsapevole, è anche dovuto alla figura eroica del suo giovane e coraggioso autore.